Dimmi che esiste la pena di morte senza dirmi che esiste la pena di morte, questo sta accadendo ad Alfredo Cospito, anarchico, sottoposto alla misura del 41 bis presso il carcere di Sassari. Cospito non ha mai ucciso nessuno e si trova in regime di carcere duro con una serie di restrizioni: il non potere avere contatti con l’esterno, essere detenuto in isolamento, non avere la possibilità di godere di una regolare ora d’aria in compagnia di altri detenuti, ne’ del contatto diretto con la luce del sole.
Per questo motivo, per se stesso e per lottare contro queste misure detentive in generale, è in sciopero della fame dal 20 di ottobre. “È un inferno dal quale mai mi faranno tornare a rivedere le stelle”, “la vita non ha senso in questa tomba per vivi”, alcune delle sue dichiarazioni riguardo la condizione in cui si trova. Il suo stato di salute ora sta per attraversare una fase critica e dagli organi preposti, in risposta alle varie richieste dei suoi legali, sta arrivando solo silenzio.
È necessario che questa storia venga a galla in tutta la sua forza ed in tutte le sue contraddizioni, e che emerga con lei anche la questione delle carceri italiane, una grande esperienza punitiva che nulla ha a che vedere con il reinserimento e la riabilitazione. Galere e cpr, luoghi dove suicidi e violenze sono all’ordine del giono. Non pensiamo che questa debba essere solo la battaglia degli anarchici, o delle attiviste, o di chi come noi ha difficoltà ad immaginare le prigioni come luoghi necessari, ma di tutte e tutti quelli che credono esista un valore nella parola diritti, o che ritengano la nostra società come qualcosa derivante da concetti illuministi, democratici, e non da retaggi medievali di oscure e buie segrete dove esistono solo catene e privazioni. A tutta quella parte di società che pensa che sia inammissibile seppellire le persone in vita e che crede che lo sia ancora di più che a farlo sia lo stato nel pieno dei suoi poteri e delle sue facoltà, chiediamo di prendere parte a questa lotta per la libertà.